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Gonario II

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BARISONE II

 

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Immagine di fantasia

GONARIO II - BARISONE II

da - Il Regno di Torres. CD multimediale. Direzione scientifica di G. M, 2005.

I testi sono stati in questa sede rivisti e ampliati. 

Gonario II. Giudice di Torres

(1127-1153)

Barisone II. Giudice di Torres

(1147/1153-1190)

Nato intorno al 1113 da Costantino di Torres e da Marcusa de Gunale fu, secondo una leggenda, il frutto di una grazia concessa ai due sovrani, che vedevano i loro figli morire in tenerissima età. Questi, in pellegrinaggio da Ardara a S. Gavino di Torres, sostarono nella vallata presso Codrongianos. In cambio della grazia di poter veder sopravvivere un figlio, fecero voto di costruire in quel sito una chiesa da dedicare alla SS. Trinità.

 

Il Libellus Judicum Turritanorum riporta questo racconto:

 

Su dictu Juigue Costantinu leait pro mugere una bona e virtuosa femina de Arvore, de Bosa manna, clamada donna Marcuzia de Gunale; et fuit batia et haviat duos figios cun su maridu primargiu. Et essende mugere de su dictu Juigue Costantinu no li campait figiu perunu; fetisint oracione a Deu Omnipotente qui li plagueret darelis herede, intantu qui istetisin esaudidos, et pro inspirasione divina lis fuit reveladu qui fagueren unu monasteriu a honore de sa Santissima Trinidade in sa ecclesia de Sacargia.

 

Alla morte del padre, nel 1127, disordini interni obbligarono Gonario alla fuga verso Torres da dove, grazie all’impegno del suo tutore, Ithoccor Gambella, riuscì ad arrivare nella città di Pisa. Qui trovò asilo presso il nobile Ugo Embriaci del quale sposerà dopo pochi anni la figlia Maria. Raggiunta la maggiore età, verso il 1131, grazie all’aiuto militare pisano e a quello del suocero, riuscì a rientrare in Logudoro ristabilendo con la forza il suo potere. Da quel momento mercanti, imprenditori, militari, consiglieri pisani iniziarono a frequentare la corte influenzando sempre più la politica giudicale.

La sua opera politica fu improntata ad un cambio radicale non solo delle strutture amministrative del regno, ma anche della sua organizzazione militare interna. Alla sua figura è associata la costruzione del castello del Goceano.

Nel corso del 1147, secondo una prassi comune tra i regnanti mediterranei medioevali, si recò in pellegrinaggio in Terra Santa, dove era in corso la II Crociata (1145-1149), forse toccando la sede dell’Ospedale di S. Giovanni d'Oltremare, che le fonti sarde dicono fondato da sua madre a Messina. Nel 1153, nel corso del viaggio di ritorno, Gonario percorse tutta la penisola italiana e nel soggiorno presso il monastero di Montecassino ratificò ed ampliò tutte le precedenti donazioni di cui godevano i Benedettini in Sardegna. Gonario conobbe personalmente San Bernardo di Chiaravalle; questo episodio è alla base dell’introduzione nel giudicato dell’ordine dei Cistercensi: a questi ultimi il giudice destinò il monastero di S. Maria di Caputabbas presso Sindia con tutte le sue pertinenze, che si estendevano sino alla città di Bosa. Questo rappresenta l’ultimo grande gesto del giudice che nel 1153 lasciò l’isola per ritirarsi nel monastero cistercense di Clairvaux dove venne ammesso come monaco e dove rimase fino alla morte.

Questa è da riferire all’ultimo ventennio del XII secolo. Le fonti riportano che al personaggio era riconosciuta a livello popolare una chiara «fama sanctitatis».

Figlio di Gonnario di Torres. Incominciò ad occuparsi del Regno in occasione del viaggio in Terra Santa del padre già a partire dal 1147. Nel corso del 1153 divenne giudice unico e sposò Preziosa di Orrù, dalla quale ebbe quattro figli: Costantino, Susanna, Ithoccor e Comita. Esercitò il potere come unico giudice sino al 1170, quando associò al potere il primogenito Costantino.

Nella prima parte del suo regno il governo di Barisone II fu caratterizzato da una serie di scontri con il giudicato di Arborea. Questo panorama d’instabilità politica permette di inquadrare la sua volontà di legare vincoli stabili con esponenti delle famiglie nobili del continente. La figlia Susanna sposò Andrea Doria, figlio del console della città di Genova Simone, mentre il figlio Costantino, rimasto unico giudice, si unì con nobildonne iberiche. Nel 1186 Barisone stipulò, inoltre, un accordo con il Comune di Genova.

Con questa politica matrimoniale Barisone mirava a ridimensionare il grande potere che i Pisani avevano raggiunto nel territorio, sia dal punto di vista economico che militare e diplomatico; poteva differenziare così le proprie alleanze con legami che mettevano in contatto il regno di Torres con le più grandi potenze commerciali e militari del Mediterraneo cento- occidentale. 

La politica di Barisone proseguì anche con la consueta prassi delle donazioni in favore degli enti ecclesiastici. Tra l'altro, a lui si deve la fondazione di un lebbrosario, l’Ospedale di S. Leonardo di Bosove, presso Sassari, (oggi quartiere del Latte Dolce – S. Maria di Pisa) dipendente dall’Ospedale di S. Leonardo di Stagno di Pisa. La donazione era stata preceduta da una serie di acquisizioni fondiarie, registrate in un codice in lingua logudorese redatto nel corso del 1190 e noto come

 

Condaghe di Barisone II

 

E' datato 1191 il primo documento nel quale suo figlio Costantino, già associato al trono, compare quale unico giudice. Barisone aveva probabilmente lasciato il regno poco prima, trasferendosi a Messina, verosimilmente nell'ospedale fondato dalla nonna Marcusa

 

Il Libellus Judicum Turritanorum riporta su Barisone II queste notizie:

 

Restende Juigue Barisone Juigue de Lodudoro, a pustis sa partenzia de juigue Gunnari babu sou, coiuait sa figia clamada domicella Susanna cun Mossen Andria de Oria, citadinu de Genua; sa quale fetit bator figios, su primu nominadu mossen Daniellu Doria, haiu de custos qui tenen sa curadoria de Nurra, ziò es Barisone, Nicolau, Gavinu e Perinu et figios insoro.

Su dictu figiu Barisone regnait de annos circa a quimbanta bene, cun amore et voluntade de sos de su regnu. Ultimamente, querende siguire sos vestigios de su babu, ziò es de Juigue Gunnare, essende morta sa mugere, leait lisensia de sos Perlados et Lieros de Logudoro et baisinde a Santu Juanne de Ultra mare, su quale haviat fatu sa avia sua, donna Marcuzia de Gunale, et inie morisit et iacet su corpu sou.

S. Giovanni d'Oltremare a Messina

 

Dovrebbe trattarsi della chiesa di S. Giovanni di Malta, a Messina, che divenne in quegli anni punto di riferimento dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, ai quali era stata concessa da Ruggero d'Altavilla. Dopo la cacciata da Rodi, nel 1136, gli Ospedalieri vi fissarono la residenza del loro Gran Maestro, prima di trasferirsi definitivamente a Malta. L'impianto primitivo della chiesa, andato distrutto durante una delle incursioni dei Saraceni, doveva risalire al VI secolo. Nel X era stata restaurata. S. Giovanni fu per diverso tempo sede di un'importante abbazia benedettina, seconda solo a quella di Montecassino. Il termine Oltremare indicava in quei tempi i domini crociati in Palestina e in Siria.

Non è semplice stabilire quale sia stato il ruolo di Marcusa, madre di Gonario II nella nuova vita dell'Ospedale messinese; possiamo presumere che fu contributiva nel riattivare e rinnovare le diverse attività di quel luogo di riferimento, passaggio e assistenza per quanti si recavano a visitare i luoghi santi o a combattere per la loro "liberazione". Appare eccessivo, invece, parlare di una vera e propria fondazione, come afferma il Libellus: "haviat fatu".

ACCORDO COL COMUNE DI GENOVA

 

P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino, 1861, t. I, doc. CXIX, p. 258

1186, 24 novembre

 

Barisone II re di Torres promette a Guglielmo Tornello, console del comune di Genova, che i Genovesi avranno nel suo regno sicurezza e protezione negli averi e nelle persone; che potranno negoziarvi liberamente senza pagamento di tasse e di dazi; che assegnerà loro locali sufficienti per l'esercizio della mercatura; che richiestone renderà ai medesimi giustizia secondo le leggi romane, o le buone consuetudini; che provvederà di vettovaglie le loro galee e li assisterà ogni qual volta il console o consoli di Genova verranno in Sardegna per la riscossione dei debiti del giudice d'Arborea; che di concerto con detti consoli vettovaglierà eziandio le navi dei catalani già arrivati, e che arrivassero nell'isola nell'interesse della regina vedova di Barisone d'Arborea; e finalmente, che presterà al comune di Genova aiuti, vettovaglie e quanto sarà in suo potere, nel caso di guerra del medesimo comune coi Pisani.