GIUSEPPE MANNO Storia di Sardegna brani scelti |
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Su San Gavino L'antica colonia di Torres ebbe anch'essa dai primi secoli della Chiesa i suoi pastori. Ma non contenti gli scrittori nazionali di appoggiare nella tradizione una asserzione generica, vollero discendere ai minuti ragguagli, ed in tal maniera incapparono in quelli errori pei quali nuoce più alla verità l'esagerato difensore che il leale avversario. Il Vico, fattosi ad ordinare l'elenco dei primi vescovi turritani, pone nel principio del secondo secolo l'episcopato del martire Gavino e nello scadere del seguente quello di Proto. Potrei qui dimostrare che egli, nel rammentare l'antica venerazione dei Turritani verso il martire san Gavino ed il tempio innalzato dai medesimi a di lui gloria e dei compagni suoi nel martirio, Proto e Gianuario, poco distinse l'antico martire turritano Gabino o Gavino, al quale solamente si può attribuire l'onore del vescovado, dall'altro martire dello stesso nome, il quale, venuto in Sardegna da Roma sua patria, fu convertito alla fede e martirizzato, come sovra si disse, durante la persecuzione di Diocleziano. Tal è difatti il disordinamento con cui in quelle narrazioni egli rimescola, riprende od anticipa la relazione degli avvenimenti, che il lettore, cui mancasse la sofferenza o lo spirito di critica nel confrontare le cose, piuttostoché di poca attenzione, lo accagionerebbe di anacronismo. Tuttavia supponendo ancora che lo storico non abbia traveduto, rimane del pari fiacca la di lui asserzione sul vescovado dell'antico Gavino, poiché li monumenti stessi prodotti onde comprovare il deposito delle di lui reliquie nel Vaticano, non altro titolo gli danno che quello di prete e di martire. Né giova quanto lo scrittore soggiunse sull'ambigua intelligenza in quei tempi delli due titoli di prete e di vescovo; della quale, ove mai fosse riconosciuta, si potrebbe giovare chi avesse dimostrato con altri argomenti l'esistenza di una sede vescovile, non già chi con quella sola considerazione intende di stabilire ad un tempo ed il vescovado ed il vescovo. |
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Sull'origine dei giudicati e i primi giudici A
tempi di questi più remoti salì nella sua storia sarda il Vico, il quale non dubitò di asserire che già nel quinto e sesto secolo Torres fosse governata dai suoi giudici; rammentando egli un Gonnario o Gianuario, uomo pio e restauratore della chiesa di S. Maria di Cerigo, consagrata nei primi anni del secolo V ; ed un Comita che, nel declinare dello stesso secolo, eletto giudice dal clero e dai notabili turritani e poscia dalla provincia di Arborea, edificò nel principio del secolo seguente la
basilica di S. Gavino di Torres; nel mentre che un altro giudice chiamato Baldo governava anch'egli separatamente la provincia di Gallura . Non è d'uopo che io mi faccia qui con critiche
osservazioni a disaminare quanto la Cronaca sarda, della cui autorità solamente giovasi quello scrittore, sia opposta alle altre memorie rimaste sulla fondazione della basilica di Torres, per le quali si assegna un intervallo di otto secoli fra il martirio del santo e l'innalzamento della di lui chiesa ; né credo necessario di richiamare alla luce gli argomenti pei quali o nissun conto devesi tenere
dell'inscrizione dello stesso tempio indicante essersene fatta la consagrazione nel principio del VI secolo, od
almeno non può formarsene conghiettura valevole sull'esistenza contemporanea dei giudici, dei quali non vi si dà nissun cenno. Le ampie e ponderate considerazioni delle quali si prevalse il Gazano, mostrando l'illusione con cui furono scritte dal Vico quelle notizie, non solamente sono atte a
disingannare coloro che colle ragioni si governano, e non coi prestigi delle pregiudicate opinioni, ma
soprabbondano ancora oltre il bisogno; ché le armi severe della critica dovriansi impugnare solamente nelle dubbie contenzioni, ove è gloria l'arrecare miglior sentenza, non in quelle nelle quali al primo sguardo dell'uomo savio si dilegua ogni oscurità. Io mi contenterò dunque d'accennare che fino a quando alle memorie fin qui menzionate nel corso di questa storia, dalle quali apparisce quali
fossero i governanti e le forme di reggimento della Sardegna in quel tempo, si opporrà solamente
un'oscura cronaca, della quale è ignoto il tempo e l'autore; è d'uopo rinunciare ed a quel senno con cui si debbono scrivere le storiche narrazioni, ed a quello con cui si debbono leggere, per esitare un
momento nel colpire colla disapprovazione o col dispregio le vecchie fole. Come anche dirò, minor
caso doversi fare di quella notizia, dacché passò fra le mani d'uno scrittore, il quale mostrasi così
straniero delle cose di quei tempi da poter affermare che la consagrazione delle due chiese già
mentovate fu onorata dalla presenza di un cardinale romano, colà a tal uopo inviato dal pontefice; senza por mente che in quell'età il nome di cardinale non era già un'indicazione speciale di ecclesiastica
dignità, ma di determinato e stabile offizio; non una qualificazione propria solamente del clero romano, ma un titolo diffuso egualmente nelle chiese tutte della cristianità.
Tuttavia non è mio intento di smentire quelle notizie, in quanto incominciasi per le medesime la serie dei giudici turritani da Gonnario e da Comita; ma solamente di smentire quelli scrittori che il governo di quei principi vollero trasportare ad un'età troppo antica.
Molto più giudizioso lo storico Fara, riportando il nome di quei due giudici, tacque della loro età, ove scrisse dei giudici turritani; indicò poscia chiaramente che cosa egli credesse in tal proposito, alloraquando, riferendo il governo del giudice Baldo nella Gallura, contemporaneo del Comita di Torres, disse esser quello succeduto a Manfredi, giudice pisano, che il primo credesi dei nuovi governanti colà inviati dal comune di Pisa nel secolo undecimo. Nel qual modo validata trovasi la mia miscredenza dall'autorità rispettabile del primario nostro annalista , il quale o consultò migliori monumenti degli altri, o consultando le stesse scritture avute sott'occhio dal Vico, le disaminò con maggior finezza di critica. Giovami anzi l'attenermi in questo cenno dei primi giudici turritani e galluresi al detto del Fara, poiché per mezzo delle cronache da lui citate una novella gloria s'introduce nella storia sarda col nome di una eroina chiamata Georgia, sorella era del giudice Comita di Torres; la quale non solamente lasciò dopo di sé testimonianze durevoli della sua grandezza e pietà coll'edificazione del castello e della chiesa
maggiore di Ardara, ma meritò anche il titolo di guerriera animosa ed invitta combattendo virilmente contro a quello stesso giudice Baldo, del quale testé si è fatta menzione, da lei vinto e fatto
prigioniero. |